Coppiette al tartufo

Se vi piacciono le coppiette classiche, queste al tartufo vi lasceranno a bocca aperta. Stesso metodo e stessa cura per la preparazione di quelle classiche, ma con l’aggiunta del tartufo.

Per la produzione vengono utilizzate parti magre e nobili del maiale, che viene successivamente essiccato.

 

9.2036.80

Svuota

Scheda Prodotto

Ingredienti

Filoni di suino italiano, sale aromi e spezie naturali,tartufo estivo (tuber aestivum vittadini).

Zucchero: destrosio-saccarosio

Conservanti: E252-E250

Antiossidante: E300

Valori Nutrizionali per 100 g di prodotto
Energia 1859 Kj –  448 Kcal
Grassi:
di cui acidi grassi saturi
35 g
15 g
Carboidrati:
di cui zuccheri
0,0 g
0,0 g
Proteine 33 g
Sale 4.93 g

Curiosità del territorio

Castello Piccolomini di celano

Il sito su cui sorge il castello è da identificare con il luogo, sul colle di san Flaviano, in cui Federico II di Svevia, in lotta con Tommaso Conte di Celano e Molise, fece costruire delle fortificazioni durante l’assedio del 1223. Tali fortificazioni erano quasi certamente soltanto opere in legno e terra battuta, tuttavia segnarono l’inizio di quello che sarebbe stato una solida fortificazione nei secoli successivi, in posizione dominante sul lago Fucino e in allineamento visivo con altre strutture militari presenti nel territorio come le torri di Aielli e Collarmele.

La costruzione del castello vero e proprio iniziò nel 1392 su commissione di Pietro Berardi, conte di Celano, ma già in precedenza, negli anni tra il 1356 e il 1380, suo nonno e poi suo padre avevano provveduto a fortificare il Colle San Flaviano erigendo un sistema di mura con torrette rettangolari “a scudo” e costruendo la torre-mastio sommitale a pianta quadrata. Pietro di Celano, dunque costruì il solo piano primo con le torri quadrangolari agli angoli, fino al marcapiano, integrando la torre-mastio sull’angolo nord-est. Egli, altresì edificò il cortile interno alle mura dotandolo del loggiato con arcature a sesto acuto ancora visibile.

Durante il grave terremoto del 1915 che si abbatté sulla Marsica, il castello risultò gravemente danneggiato riportando il crollo del loggiato nel cortile, di alcune volte, di tutti i solai, del cammino di ronda e di tutte le loggette. Si formarono altresì gravi lesioni sulle torri angolari, una delle quali, quella di sud-est, crollò dimezzando la sua altezza.

Gli interventi di restauro iniziarono solo 25 anni dopo il sisma, nel 1940, a seguito dell’esproprio da parte dello Stato nel 1938, ma furono subito interrotti per cause belliche (Seconda guerra mondiale) e ultimati nel 1960, applicando la nuova normativa antismica vigente all’epoca

I cunicoli di Claudio

Nel Parco Archeologico si trovano i cunicoli e le gallerie di accesso all’emissario claudiano con i resti delle opere e delle attrezzature usate per il prosciugamento del Lago Fucino.

L’autore greco Strabone fu il primo ad occuparsi del Fucino descrivendolo come “un lago che sembra un mare”, soggetto a “forti variazioni di livello”. In realtà, il lago aveva un aspetto duro e avaro di concessioni e spesso inondava e devastava le terre vicine procurando gravi danni alle coltivazioni e minacciando continuamente le popolazioni che vivevano in continua tensione, incapaci di difendersi dal regime instabile del lago.

Fu proprio tale pericolosità a spingere gli uomini ad un’impresa gigantesca, quella del prosciugamento. Giulio Cesare concepì il primo progetto dopo una disastrosa inondazione. Nerone fece iniziare i lavori di scavo e Claudio li completò nel 52 dopo Cristo con grande impiego di mezzi. La galleria, lunga 5633 metri, fu inaugurata con una grande “naumachia”; ma non resse al tempo ed all’incuria umana e nel VI secolo si ostruì completamente ed il lago tornò ad essere quello di un tempo. I lavori del secondo svuotamento furono iniziati e completati nella seconda metà del secolo XIX per opera del Principe Alessandro Torlonia. Oggi la Piana del Fucino è una delle zone più fertili d’Italia.

Marruvio

Marruvio era un’antica città dell’Italia centrale, principale centro del popolo dei Marsi sulle sponde del lago Fucino. Corrisponde alla contemporanea cittadina di San Benedetto dei Marsi, in provincia dell’Aquila.

Capitale dei Marsi, antico popolo italico, fin dal I millennio a.C., conservò tale ruolo fino all’assoggettamento a Roma, avvenuto nel tardo IV secolo a.C.

Le informazioni sull’insediamento preromano sono tuttavia scarse; l’area era abitata fin dall’Età del ferro, ma un’espansione urbanistica vera e propria si registrò soltanto in età romana, a partire dal II secolo a.C. e con l’apice nel I secolo d.C.

Dionigi di Alicarnasso la cita tra i centri popolati dagli Aborigeni.

San Benedetto dei Marsi conserva alcune vestigia dell’antica Marruvio. Tra queste, spicca per valore artistico una domus; rimangono poi alcuni tratti delle mura in opus reticolatum (II secolo a.C.) e resti delle terme e dell’anfiteatro.

Nel sito o nelle sue immediate vicinanze sono state rinvenute anche diverse testimonianze epigrafiche, in particolare alcune in dialetto marso; una pietra, mutilata, attesta il nome del dio Giove e di una divinità femminile a esso correlata (iouies pucles).

Anfiteatro di Alba Fucens

L’anfiteatro di Alba Fucens, situato sul colle di San Pietro, fu costruito dopo il 38 d.C. successivamente alla morte di Nevio Sutorio Macrone, prefetto del pretorio e prefetto dei vigili, incarichi che ricoprì durante il governo dell’imperatore romano Tiberio. Alla morte di quest’ultimo fu ben presto costretto alla fine da Caligola, nonostante l’iniziale profonda amicizia. Macrone si sarebbe tolto la vita per evitare la requisizione dei beni. Attraverso un testamento poté donare una parte dei suoi averi per far costruire nella sua città natale un anfiteatro. La struttura fu in parte scavata nella roccia del colle di San Pietro, uno dei tre colli che cingono l’area della città antica, e in parte dotata di muratura recuperata dalle preesistenti domus.

La città antica fu progressivamente abbandonata, in particolare dopo un grave terremoto della prima metà del VI secolo e in coincidenza con il dominio longobardo dell’area marsicana e del Fucino, che favorì lo sviluppo del borgo medievale di Albe sul dominante colle di San Nicola a oltre 1000 m s.l.m.

La riscoperta del sito e i primi scavi avvennero nel 1949 ad opera di un gruppo di archeologi belgi dell’Università Cattolica di Lovanio guidati da Fernand De Visscher e del “Centro belga di ricerche archeologiche” di Joseph Mertens in missione in Italia centrale e meridionale. In seguito gli scavi che riportarono alla luce anche l’anfiteatro furono più volte promossi dalla Soprintendenza ai beni archeologici dell’Abruzzo che ebbe il compito di ricomporre, in maniera più fedele possibile, i vari ambienti dell’area albense.

La piana del fucino

Il Fucino è una vasta conca appenninica della Marsica, in provincia dell’Aquila, in Abruzzo, posta tra i 650 e i 680 m s.l.m. e circondata dai rilievi montuosi del Sirente-Velino a nord-nordest, del monte Salviano a ovest, della Vallelonga a sud e della valle del Giovenco a est-sudest.

Ha contenuto l’omonimo lago, terzo in Italia per estensione, fino al totale prosciugamento avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento ad opera di Alessandro Torlonia che ampliò e riutilizzò le preesistenti opere di ingegneria idraulica come il canale collettore, l’incile, l’emissario e i cunicoli di Claudio, risalenti all’epoca romana.

Nella piana, a prevalente destinazione agricola, vengono coltivati ortaggi e tuberi. I prodotti che hanno ottenuto il marchio europeo IGP sono la patata del Fucino e la carota dell’altopiano del Fucino.

Torre delle stelle di Aielli

La prima torre medievale cintata a pianta quadrata venne edificata a ridosso del preesistente ocre arcaico di Caela e della fortezza duecentesca di Rocca de Foce, situata sulla sommità del monte Sècine a quota 1506 m s.l.m., distrutta nel 1230 dall’esercito condotto da Bertoldo di Urslingen, fratello di Rainaldo duca di Spoleto.

Risale al XII secolo l’edificazione della prima torre situata ad Aielli Alto, in località Castello, a quota 1021 m s.l.m. Questa fu distrutta insieme all’incastellamento nel 1347 dalle truppe di Amatrice, città in lotta con i castelli dell’Italia centrale per questioni di confine e di prestigio[3].

Fu Ruggero II dei conti dei Marsi a riedificare la torre di forma circolare tra il 1355 e il 1356 per motivi logistici legati al controllo del territorio. Questa infatti era posta in posizione strategica, in allineamento visivo con la torre di Collarmele e con il primo nucleo fortificato del castello di Celano

Nel corso del XVI secolo i Piccolomini, signori della contea di Celano, fecero apportare alla torre diversi miglioramenti di carattere architettonico-strutturale. Furono realizzate in particolare la volta a cupola nel piano inferiore e le finestre in stile rinascimentale della parte più alta della struttura, costituita da tre livelli abitativi. Prima del terremoto del 1915 la torre, dalla forma circolare, era alta circa 24 metri mentre, dopo l’avvenuto restauro, l’altezza interna risultò ridotta a circa 18 metri. Il diametro della canna, internamente ottagonale, supera i 9 metri ed è cinto alla base da un anello leggermente più ampio.

Ristrutturata nel 1998, è divenuta dal 2002 sede museale e di un osservatorio astronomico. Detta anche “Torre delle Stelle” ospita un osservatorio astronomico e il museo della Luna, un’esposizione dotata di biblioteca scientifica specializzata, e strumenti di altissimo livello.

Indirizzo:

Via dei Ciclamini, 34
Avezzano AQ Italia

Telefono:

+39 0863 21799

Mail:

ilnorcinosrl@gmail.com

Orari di apertura

Lun 08:00 - 19:00
Mar 08:00 - 19:00
Mer 08:00 - 19:00
Gio 08:00 - 19:00
Ven 08:00 - 19:00

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